Il giorno 14 marzo 2017, noi alunni delle classi 2ªA e 2ªB abbiamo raggiunto piazza Sant’Eustorgio, dove si trova l’omonima Basilica: dal racconto delle guide abbiamo appreso fatti storici e leggende riguardanti la Basilica, detta “dei Re Magi” per le reliquie qui conservate.
Quindi abbiamo ammirato i Navigli che venivano utilizzati soprattutto per il trasporto di merci e per lo spostamento delle persone: grazie alla loro favorevole posizione, erano un importante scalo commerciale, in quanto via di comunicazione con il mare. I principali sono il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese.
Poiché le acque non erano tutte allo stesso livello di altezza, nel corso dei secoli architetti e ingegneri realizzarono sistemi di chiuse o conche, i cosiddetti portelloni, che consentivano il transito delle barche. Una delle conche ancora intatte è quella di Nostra Signora del Duomo, detta anche conca di Via Arena (poiché in epoca romana era la zona di un anfiteatro): attraverso questa transitavano le barche dirette verso il cantiere del Duomo, cariche di marmo di Candoglia. I blocchi di marmo giungevano ai Navigli tramite il fiume Toce e successivamente venivano trasportati al cantiere del Duomo per mezzo di zattere.
Fino a qualche secolo fa, le acque dei Navigli erano balneabili e vi si praticava la pesca. La Darsena nacque per sostituire il Laghetto Sant’Eustorgio, il vecchio porto di Milano, troppo piccolo per supportare la grande espansione della navigazione.
Ci siamo poi diretti verso il Vicolo delle lavandaie, caratterizzato dalla presenza di lavatoi pubblici, ai quali le donne si recavano per lavare i panni sporchi, utilizzando l’acqua dei Navigli. Una tettoia al di sopra dei lavatoi riparava le donne dal sole e dagli agenti atmosferici. Nei pressi c’erano anche piccoli negozi che vendevano il necessario per lavare i vestiti, come saponi, profumi e spugne.
Ho trovato questa esperienza molto interessante e istruttiva, in quanto avevo avuto modo di visitare la zona dei Navigli solo in qualità di turista, senza conoscerne la storia. Ciò mi ha consentito di coglierne al meglio gli aspetti storico-artistici, di comprenderne il significato e di apprezzarne la bellezza.
Francesco Z., Classe 2ªA